Ungheria, Nyíregyháza, 16 agosto 2022. Sono da poco passate le otto di sera e un brusio emozionato e poliglotta riempie da diversi minuti l’auditorium del Cantemus Choral Institute. Il coro Musicanova è qui: siamo pronti. D’un tratto, risuonano nella sala chiare e limpide le prime note di “Viva la musica”, celebre brano di Michael Praetorius. Negli occhi dei cantori provenienti da tutto il mondo si riverbera quella passione che viene a loro dal canto e d’istinto le voci dei più di duecento invitati si uniscono a quelle degli ospiti. “Viva, viva la musica!”, cantiamo tutti insieme, con passione. Ci siamo: è questo l’inizio ufficiale del Cantemus International Choral Festival.

Dal 16 al 21 agosto scorsi, come unici rappresentanti del nostro Paese, siamo volati in Ungheria per prendere parte al celebre festival organizzato dal Cantemus Choral Institute. Insieme a noi, cori provenienti da tutto il mondo: Usa, Grecia, Spagna, Estonia, Macedonia, Turchia e la stessa Ungheria. Tutti emozionatissimi di poter finalmente tornare a cantare dopo lo stop forzato a causa della pandemia.

Siamo partiti consapevoli della splendida opportunità che avevamo a disposizione. Nel nostro “bagaglio a mano”, oltre al desiderio di metterci in gioco e dare il massimo, un repertorio ad ampio raggio, capace di spaziare dal Rinascimento all’epoca contemporanea, tra brani sacri e altri rappresentativi della cultura italiana.

Durante le mattinate partecipavamo alle masterclass in vista della serata finale di gala, sotto la direzione di giganti come Soma Szabó e Gary Graden. Il pomeriggio si lavorava sodo per preparare al meglio i concerti della sera. Cinque, infatti, sono stati gli eventi durante i quali il Musicanova ha avuto modo di esibirsi davanti a platee di spettatori incantati o emozionati, appassionati o divertiti.

Uno dei momenti più intensi è stata certamente la serata del 17 agosto: durante l’esecuzione del brano “Ave Maris Stella” di Trond Kverno, l’emozione, l’intensità dell’interpretazione e il trasporto di cantori e direttore sono stati tali da commuovere ciascuno dei protagonisti nel profondo. “Uno dei brani che ho diretto meglio in tutta la mia vita”, ci ha confidato non a caso il nostro maestro, Fabrizio Barchi, al termine del concerto, fiero dell’incredibile pathos. Quell’incantesimo soave, che nei cinque minuti del brano era calato come una fitta nube attorno a noi, che ci aveva fatto brillare gli occhi, ardenti di una passione dirompente, ha dato una spinta poderosa a tutte le tappe successive e non ci ha più lasciati.

Grande riscoperta e dono è stato sperimentare la condivisione della musica nelle sue sfaccettature folkloristiche e allo stesso tempo nel suo carattere universale e unificante.

La sera del 18 agosto la piazza centrale di Nyíregyháza si è rivestita dei colori delle bandiere di tutti i partecipanti al festival per un concerto interamente dedicato alla musica popolare. Ciascuno dei cori ha portato sul palco i brani che reputava più significativi per il proprio Paese o la propria cultura: tradizioni musicali, stili, sonorità differenti che ora costituiscono una parte preziosa del nostro tesoretto di esperienze. Indimenticabili le reazioni del pubblico nel corso della nostra esibizione: le risate divertite durante “Insalata italiana” di Richard Genée, l’emozione durante la toccante interpretazione di “Bella ciao”, rielaborazione per coro di Ben Parry, l’allegria e l’incessante scroscio di applausi al termine di “Chitarra d’amor”, brano di Ralph Siegel con arrangiamento di Bob Chilcott.

La sera di gala, il palazzetto Continental della città ha ospitato un concerto straordinario. Tutti i cori, su un unico, sconfinato palco. Trecento cantori appassionati con abiti di colore diverso, dai timbri differenti, tra loro mescolati e intenti a cantare con gusto e gioia. “Cantemus, quia cantare iucundum est!” (Cantiamo, perché cantare è bello!) si intonava tra i sorrisi di volti tra loro sconosciuti, ma familiari. “Ero in mezzo a tutti gli altri cori, sentivo le voci di persone mai viste accanto a me e… tutto si amalgamava perfettamente, le nostre voci come se fossero una sola”, ricorda con gli occhi scintillanti una di noi.

La settimana era dunque conclusa, lì, in quel momento la cui emozione pulsante ancora è dentro il cuore di ciascuno a distanza di giorni. Quanti sono i ricordi, gli insegnamenti, le nuove amicizie e la splendida musica che abbiamo riportato con noi a Roma! Ora, con il petto gonfio di nuova carica e la dolcezza di un’esperienza che difficilmente potrà essere dimenticata, puntiamo gli occhi in avanti, verso nuove mete.

Ungheria, Nyíregyháza, 20 agosto 2022. Al termine dell’ultimo brano, Gary Graden si volta verso di noi, sorridente. I nostri cuori battono all’impazzata: è stato incredibile. Ci guardiamo attorno, vediamo volti che non abbiamo mai visto prima di quella settimana, cerchiamo i sorrisi dei nostri compagni. La voce calda e pacata di Graden risuona nel palazzetto gremito: “Finiamo come abbiamo iniziato: salutiamo tutte le persone che abbiamo vicino dicendo: ‘piacere, grazie per questo concerto.’”

Articolo redatto da Elisa Scorzoni, per gli amici “la Manza”