Spesso, il fascino dell’arte sta nel riuscire a creare un sublime connubio tra mondi solo apparentemente distanti, ma in realtà accomunati più di quanto si possa immaginare nel condividere bellezza e trasferire intense emozioni.
Noi tutto questo l’abbiamo vissuto in prima persona, grazie alla partecipazione ad un progetto prestigioso, “Di chiaro e di scuro”, una docu-serie dedicata al lungo periodo vissuto a Roma dal grande Caravaggio. L’iniziativa, ideata in occasione del 450° anniversario della nascita dell’artista, è stata curata dall’Ufficio per la cultura e l’università e l’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport della Diocesi di Roma. Nel corso delle puntate, disponibili sul canale YouTube ROMARTECULTURA, si sono accesi i riflettori su alcune celebri opere pittoriche realizzate dal Merisi, molte delle quali custodite in note chiese della Capitale. La storia e il contesto in cui Caravaggio ha operato è stato ricostruito con un approccio multidisciplinare, attraverso le testimonianze di storici ed esperti d’arte, la partecipazione di musicisti e parti recitate da attori.
Il progetto ha coinvolto non soltanto il nostro coro, ma anche un’altra preziosa realtà della nostra associazione. È stato, infatti, il Coro Iride a partecipare alla prima puntata della docu-serie, dedicata alla meravigliosa Cappella Contarelli – sita all’interno della Chiesa di San Luigi dei Francesi – e al ciclo pittorico che la adorna: il capolavoro caravaggesco del ciclo di San Matteo, composto da “La vocazione di Matteo”, “Il Martirio di San Matteo” e “San Matteo e l’Angelo”, opere realizzate tra il 1600 e il 1602.
In questo contesto, il Coro Iride ha eseguito una versione ridotta del “Miserere” di Gregorio Allegri, formatosi proprio a San Luigi dei Francesi, allievo dei fratelli Nanino, nella scuola dei “Pueri Cantores”. Preparare un brano così complesso, riconosciuto come uno dei migliori esempi di polifonia rinascimentale e fatto conoscere al grande pubblico grazie alla trascrizione di un Mozart appena quattordicenne, ha rappresentato per noi un notevole sforzo tecnico, ripagato da una esecuzione consapevole e arricchita dalla gioia di averlo potuto eseguire nel luogo in cui il suo compositore si è formato musicalmente.
Il coro Musicanova, a cavallo tra il 2021 e l’inizio del nuovo anno, ha poi preso parte ad altre tre puntate. La prima è stata dedicata alla “Morte della Vergine”, dipinto di inizio ‘600 inizialmente commissionato a Caravaggio per adornare la cappella Cherubini, all’interno della chiesa di Santa Maria della Scala. L’opera però fu rifiutata (oggi è al Louvre di Parigi), perché non piacque la rappresentazione del trapasso della Vergine, giudicata troppo cruda. Per questa occasione, abbiamo cantato un brano composto nello stesso periodo, nel 1603, da Gesualdo da Venosa: “Ave dulcissima Maria” (potrete ascoltarci qui, a partire dal minuto 5’10’’), una struggente preghiera alla Madre di Dio, eseguita proprio lì dove il dipinto dell’artista avrebbe dovuto essere collocato.
È stata nuovamente la Vergine il tema portante della quarta puntata, dedicata all’analisi della “Madonna dei Pellegrini o di Loreto”, olio su tela risalente al periodo 1604-1606. In questo caso il dipinto è a Roma, nella basilica di Sant’Agostino, all’interno della cappella Cavalletti. Anche qui il Merisi alterna un sapiente uso di chiaroscuri, rendendo Maria più “umana” e vicina ai modesti pellegrini che vengono ad adorarla a Loreto. All’incirca al 1620 risalgono le “Litanie della Beata Vergine” di Claudio Monteverdi, composizione che abbiamo eseguito all’interno della chiesa situata nei pressi di piazza Navona. Qui, l’affidamento alla Madonna avviene attraverso un equilibrato utilizzo delle sei voci, in una perfetta coesistenza tra solennità e dinamismo.
Il tema della crocifissione di Pietro è stato, infine, il punto di partenza della quinta puntata. L’artista la rappresentò in un dipinto realizzato tra il 1600 e il 1601, custodito nella cappella Cerasi, all’interno della basilica romana di Santa Maria del Popolo.
Caravaggio fotografa il momento in cui la croce sta per essere innalzata da terra, con un primo piano dei carnefici che aumenta il pathos della scena. Anche noi abbiamo vissuto grandi emozioni nel registrare “Il magnanimo Pietro”, primo brano delle “Lagrime” di Orlando di Lasso, pubblicato nel 1594, poco prima della morte del musicista. Lo abbiamo cantato (ci trovate qui, dal minuto 13’25’’), infatti, nel carcere Mamertino, il più antico penitenziario romano, dove probabilmente l’apostolo Pietro venne rinchiuso. “Il dolor” e “la vergogna”, da lui provate per aver rinnegato il Signore riecheggiano nel brano composto sul testo del poeta Luigi Tansillo, così come sembrano davvero prendere forma le “mille punte” che trafissero la sua anima dopo il martirio di Gesù Cristo.
Anche il coro femminile Eos sarà prossimamente coinvolto nel progetto. Le ragazze intoneranno il “Tota Pulchra” di Maurice Duruflé, compositore francese del XX secolo. L’autore ha rielaborato l’antica melodia gregoriana adornandola di armonie moderne, rispettose però della struttura originale: il “Tota Pulchra”, dedicata alla Madre di Gesù, infatti, è una delle più antiche tradizioni francescane, e nasce dall’unione di alcune antifone dei Primi Vespri della festa dell’Immacolata Concezione, tratte dal Cantico dei Cantici e dal libro di Giuditta. Il coro Eos si esibirà nella chiesa di Santa Caterina della Rota che nel 1932 il Capitolo Vaticano affidò all’Arciconfraternita di Sant’Anna dei Palafrenieri, la cui sede originaria era l’omonima chiesa inclusa nella Città del Vaticano. Fu proprio l’Arciconfraternita che, nei primi del ‘600, commissionò per prima a Caravaggio la Madonna dei Palafrenieri per la propria cappella nella basilica di San Pietro. Il dipinto è attualmente conservato nella Galleria Borghese di Roma.
Pittura e musica si sono avvolte, dunque, in un ideale abbraccio, e noi ne siamo rimasti felicemente avvinghiati, godendo del raro privilegio di eseguire capolavori della polifonia in contesti in cui la storia e l’arte hanno impresso il loro marchio di eternità a beneficio dei posteri. Luoghi in cui cantare diventa qualcosa di più: non solo la prova di una passione condivisa da un gruppo di giovani, ma l’aspirazione a comunicare bellezza, lì dove la stessa bellezza si percepisce in ogni angolo, in ogni colore, in ogni gioco di chiaro e di scuro.