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PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
“Palestrina: Messe a doppio coro” è il nuovo album del Coro Musicanova, pubblicato da Armel Music. Nella vasta produzione vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina, quasi interamente dedicata alla musica sacra, un posto non trascurabile è occupato dalle composizioni a più cori in cui l’impianto classico delle 4 voci (Cantus, Altus, Tenor e Bassus) viene sdoppiato formando due cori detti “spezzati” o “battenti”.
La presenza nel corpus musicale palestriniano di oltre cinquanta mottetti a 8 voci e di sei mottetti a triplo coro testimonia l’interessante fioritura avvenuta anche a Roma dell’arte plurivocale di origine veneziana sviluppatasi nella prima metà del XVI secolo.
L’impostazione del doppio coro aumenta la complessità generale del linguaggio: sulla lettura contrappuntistico-orizzontale prevale quella armonico-verticale. Questo genere apre, in maniera affascinante, verso architetture barocche, ricche, complesse e ingegnose. L’alternanza delle due compagini dialoganti – una stereofonia ante litteram – avvolge l’ascoltatore di stupore; il dialogo fra i due cori, ognuno a sé stante, viene sapientemente alternato per raggiungere l’apice nell’interazione a choro pleno delle 8 voci.
Le uniche quattro messe a 8 voci in due cori composte dal Palestrina furono pubblicate postume tra il 1599 e il 1601. Ognuna di queste messe è costruita sul mottetto da cui prende il nome ed in questo album potete ascoltare la “Missa Fratres ego enim accepi” e la “Missa Laudate Dominum omnes gentes”.
PREFAZIONE a cura di Fabrizio Barchi e Simone Di Stefano
Nel suggerire una chiave di ascolto per i brani che compongono questa raccolta, consideriamo il modo in cui il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell’esistenza.
Una raccolta di brani composti da autori lontani fra loro nella storia e nello stile, ma vicini nell’indagine della bellezza che il coro cerca di fissare nel suono e nell’interpretazione. L’ascoltatore entra in un percorso di sensazioni ed emozioni, minuto dopo minuto, dall’esperienza dell’oscurità che diviene premessa della scoperta della luce. Si soffre, ci si appassiona, ci si dispera, lasciandosi travolgere alla fine dalla musica.
Il percorso artistico e musicale è dinamico, ricco di sfumature, mai quieto. Partendo dal buio del Lux perpetua di Fabrizio Barchi e del Requiem aeternam di John Rutter, ci si ritrova in un tunnel profondo di dolore dove disperazione e speranza si alternano nell’ascolto delle forti ed espressive dissonanze contrappuntistiche del Crucifixus di Antonio Lotti, del Hear my prayer di Henry Purcell, del Christus factus est di Michael Haydn, o nelle audaci, dissacranti ed avveniristiche armonie di Gesualdo da Venosa nel suo Tristis est.
Arrancando tra le tenebre ci arriva lacerante il grido di dolore con il quale Gesù dalla croce invoca il Padre nell’Eli, Eli di Bàrdos, ma con il viso rivolto al conforto della luce perpetua ci si rivolge a Dio invocando la sua misericordia nel Kyrie di Barchi. Ritorna Rutter; soffermiamoci sull’inizio affidato al Violoncello e la sua ineluttabile solitudine descrittiva di Out of the deep: la musica trasforma il dolore in speranza.
La notte diviene luce radiosa: è la notte di Natale quella Che Mendelssohn, con la sua chiarezza stilistica, descrive nel suo Weinachten. Luce intensa, complessa ed intima quella del Lux aurumque di Whitacre, contrastante con quella melodiosa pacata e serena del Salmo The Lord is my shepherd di Rutter.
Un’emotività densa e introversa accompagna il Hvad est du dog skjØn di Grieg primo dei suoi 4 salmi op. 74; il gioco di contrasti si fa evidente anche in questo caso nell’ascolto dell’elegante e radioso Pater noster, composizione a doppio coro di Jacobus Gallus. Questo percorso iniziato nel dubbio e nel turbamento dell’animo umano termina con la certezza della luce incarnata nella fluidità melodica e nelle accordalità luminose del mottetto Surge illuminare di Palestrina.
Forse non è solo bellezza musicale, ma riflessione, armonia. Le ombre diventano quiete e l’ascoltatore si lascia cullare nell’idea di affidarsi a questo gioco di elementi opposti eppure necessari l’uno all’altro per avere senso, arrivando a capirne il profondo significato e avviando una ricerca personale ma condivisa di profondità, di intensità, di stupore, di verità.
Laddove luci e ombre si integrano, sfumano e delineano la realtà.
Laddove scopriamo noi stessi e rinnoviamo il nostro sguardo sulle cose del mondo.
Coro Musicanova – Coro femminile Eos
Pianista: Mario Madonna
Organista: Crescenzo Grifone
Dal medioevo ai giorni nostri il Natale ha sempre esercitato il suo fascino sui compositori, divenendo una fonte inesauribile di ispirazione; un progetto sulla musica ad esso dedicata diventa inevitabilmente un viaggio nel tempo senza soluzione di continuità, un percorso fra stili e culture differenti e su modi diversi di vivere ed esprimere musicalmente la nascita del Salvatore.
La nostra attenzione si è maggiormente soffermata sia su alcune pagine tratte dal repertorio polifonico rinascimentale che su composizioni della nostra epoca; la raccolta è completata, da brani tratti dal quel particolarissimo repertorio dei Carols. Scritti in un arco temporale che va dal XIV al XIX secolo, per lo più da anonimi prosatori, i testi dei Carols sono narrazioni che, pur adottando un linguaggio semplice ed estremamente chiaro, risultano non privi di profondità e poesia; racconti che ci descrivono un Natale dalle radici popolari, storie in bilico fra le sacre scritture e i vangeli apocrifi. I temi trattati riguardano la speranza della nascita, l’esultanza della città di Betlemme, il canto del pastore e la classica ninna nanna. Molti compositori, soprattutto di area anglosassone, hanno costruito su questi testi brani divenuti dei classici del Natale, ma l’interesse è vivo anche in compositori di altra radice culturale, come attestato da questo prodotto discografico.
La sequenza dei brani non tiene conto dei notevoli salti cronologici e stilistici delle musiche ma segue un percorso di carattere narrativo, dall’annuncio dell’Angelo a Maria alla contemplazione del Bambino Salvatore dell’Umanità. La notevole differenza degli stili musicali, le peculiarità compositive dei brani proposti, la diversità “coloristica” dei cori e l’alternanza di musiche a cappella con brani accompagnati, riteniamo sia in grado di creare una particolare disposizione di ascolto. Il filo conduttore è rappresentato unicamente dal mistero e la contemplazione del Natale, meditazione e gioia che tale evento, il più grande della storia dell’Umanità, esprime compiutamente soprattutto attraverso il canto.
L’antico testo della “Passio Caeciliae” riporta una cronaca leggendaria del martirio di Cecilia, figlia di una nobile famiglia romana martirizzata, secondo la tradizione, alla fine del II secolo, proprio nella sua casa. Elementi storici e leggendari si intrecciano dando vita ad una storia stupenda dove la verginità e l’innocenza di Cecilia, unite alla sua fede e al suo amore per i poveri, catturano il cuore di Valeriano suo sposo, che attraverso Cecilia conosce la fede cristiana, si fa battezzare e accetta la verginita e il martirio. Cecilia è una creatura fatta di luce e di amore, un capolavoro stupendo di innocenza e giovinezza che profuma di cielo. Il suo martirio è terribile, eppure è il suo più bel canto d’amore a Cristo.
La Cantata sacra si svolge in 9 quadri che descrivono, il cammino di Cecilia attraverso il susseguirsi delle sue Vicende terrene e mistiche così come narra l’antica “Passio Caeciliae”. Dopo l’introduzione Cantantibus organis, l’antica antifona dei Vespri della solennità della martire, in cui si cantano le nozze mistiche di Cecilia, il quadro successivo, Le nozze, racconta l’episodio delle nozze terrene di Cecilia con Valeriano. La giovane svela al suo sposo la sua vocazione straordinaria all’amore totale per Cristo e della Visita quotidiana di un Angelo misterioso. Segue un brano corale il Salmo 45, uno stupendo epitalamio regale che racconta le nozze del Re di Israele con la giovane regina che viene da un paese lontano. Qui diventa quasi una serenata che l’Angelo offre alla giovane Cecilia. Il quarto quadro racconta l’evento del Battesimo del giovane Valeriano convertito a Cristo dalle parole e dall’innocenza di Cecilia. Solo dopo il suo battesimo Valeriano potra‘ vedere l’Angelo con le sue ali luminose. Ma ecco che una furiosa Persecuzione scuote i cristiani di Roma e si abbatte su Valeriano e Cecilia. Il giovane e suo fratello vengono uccisi, mentre Cecilia esorta i martiri a compiere con fede il loro ultimo cammino esortandoli: Eia milites Christi, Coraggio, soldati di Cristo. Segue dunque il Martirio di Cecilia, che dopo i tre colpi di spada non muore, rimanendo per tre giorni tra la morte e la Vita. Lux in tenebris lucet; la sua luce splende tra le tenebre mentre la giovane canta con la sua morte il suo amore. La Cantata si conclude con una tenera “berceuse”: Cecilia muore cantando il suo amore a Cristo e si addormenta in lui, proprio come l’ha raffigurata Stefano Maderno nel celebre marmo custodito nella Basilica di S. Cecilia in Roma e che la ritrae cosi come apparve nel 1599 quando fu fatta la ricognizione del suo corpo. Questo canto d’amore vola sul mondo, vivo e palpitante in tutte le creature, che si lasciano illuminate dalla bellezza dell’Amore.
Una proposta di nuovi canti per le celebrazioni del Tempo pasquale e le Solennità, composti e orchestrati da Marco Frisina. Le parti dell’Ordinario sono tratte dalla Messa VIII “De Angelis” realizzata in forma dialogata nella maniera classica della tradizione musicale polifonica, cioè alternata tra canto gregoriano dell’assemblea e polifonia della Schola. I testi, in latino, sono quelli proposti dalla Liturgia Pasquale, ai quali è stato aggiunto il Salmo 23 “Dominus pascit me” e il canto eucaristico “Adoro te devote”. La presenza dei canti eucaristici vuole sottolineare il forte legame del sacramento dell’Eucaristia con la Pasqua. Vi sono brani più difficili e brani più semplici, pensati per cori diversi, sia per quelli parrocchiali che per quelli più esperti e impegnati. Tutti i canti, presentati in una pregevole registrazione, realizzata con l’orchestra “Fideles et Amati” e il coro “Musicanova”, potranno essere valorizzati anche per l’ascolto e la meditazione personale.
La Polifonia si sviluppa in un periodo temporale di circa 150 anni, dalla metà del XV secolo fino alla fine del XVI; Des Pres e Palestrina sono i due epigoni di questo periodo musicalmente aureo, che presenta comunque delle punte di eccellenza in molti autori.
Dal suggestivo “Gloria” di Guillame de Machault (“non soggetta ancora a schemi accademici, questa pagina presenta tutto il fascino di una composizione non scolastica”), passando per Josquin Des Pres e il castigliano Tomas Luis de Victoria, “In concerto – Polifonia Antica” contiene anche brani celebri del “Princeps musicae” Giovanni Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Jan Pieterszoon Sweelinck e altri importanti autori di scuola romana.
Pur partendo dalle basi di conoscenza della scrittura, del fraseggio e della vocalità del periodo trattato in questo CD, siamo convinti che interpretare significa far nostro qualche cosa che non ci appartiene e riproporne, pur nel rispetto della forma e dei dettami dell’epoca, una personale versione. È quello che con slancio e passione, pur nei limiti oggettivi di una ripresa diretta fatta durante i concerti, abbiamo cercato di fare in questa raccolta.
“White in Black” vuole essere un magma di proposte, un contenitore di linguaggi musicali, una commistione fra stilemi diversi, musica bianca e musica nera, una osmosi nella quale non solo i compositori ma anche gli esecutori si mettono in gioco alla ricerca di nuove forme di comunicazione musicale.
In White in Black potreste ascoltare la “Mass” di Steve Dobrogosz e Spiritual di apprezzati compositori contemporanei.
Compositore: Alejandro Núñez Allauca
Orchestra: Roma Sinfonietta
Direttore: Pietro Mianiti
Erreffe edizioni musicali
Registrazione live effettata da Radio Vaticana
La “Misa Andina” è una composizione di assoluta originalità nella quale all‘impostazione classica della struttura vocale e strumentale si sovrappone la melodia popolare; questa diviene elemento caratterizzante e influenza fortemente lo sviluppo dell’opera.
“…se, nella storia di questo genere di musica sacra, l‘incontro tra gli uomini e Dio si è svolto sulla base di un’invocazione,di un’orazione che i primi rivolgevano al Divino, il Maestro Núñez Allauca ha voluto apporre un cambiamento, un modo nuovo di penetrare nel mistero supremo di tale contronto, nel quale lo Spirito Assoluto e la materia si parlano, comunicano e si promettono Amore perenne”.
Andrea Bedetti, Docente di Filosofia ed Estetica della Musica all’UniTre di Milano
Dona il 5 per 1000 all’Associazione Musicanova di Roma
Coro Musicanova – Coro Eos – Coro Iride – Coro Primo Levi
L’ASSOCIAZIONE MUSICANOVA costituita nel 1999 si occupa di promuovere e divulgare la cultura musicale e corale con particolare attenzione al mondo giovanile. Dalla sua costituzione più di 1000 coristi, numerosi premi nazionali ed internazionali, produzioni discografiche, una fantastica esperienza umana e culturale per tantissimi giovani.