Ore 9 del mattino: suona la sveglia e mi riporta alla realtà! Il primo pensiero della giornata, ancora prima del caffè è l’esame che incombe, e io sto con l’acqua alla gola come sempre. Dopo una breve colazione parte la sessione: si organizza il tavolo del soggiorno tra PC, libri, quaderni e penne varie e per i primi 10 minuti la mia attenzione è catturata dal telefono.

Ore 9 e 30: Mi accingo a studiare e improvvisamente mi accorgo che mancano gli appunti delle lezioni, delle prime lezioni risalenti addirittura a febbraio! Dove diavolo li avrò messi? Comincio a mettere sottosopra la mia stanza e dietro pile di libri trovo… una maschera di carnevale! Chi l’ha messa lì? Quando l’ho ricevuta? Ancora il mio cervello non si accende ma… viene spontaneo canticchiare un motivetto: “chi brama havere spasso e piacere”, e di improvviso suona la campana delle 10 in punto e io ricordo! “tre hore sono a fè!”. D’un tratto mi balena alla mente tutto il corso di quest’anno, come se ci fosse sempre stato. Non concetti né formule o leggi da ricordare, solo un mare di note cantate insieme a un gruppo di pazzi medievalisti: il colpo di grazia sui miei buoni propositi di studio!
Mi butto sul letto e… la testa vola nel ricordo: quanti pomeriggi passati a ritagliare brandelli di tessuto per i costumi, imparare battute e soprattuto provare e riprovare sotto la guida di un direttore che, per l’energia che ci mette, a volte sembra più giovane di te!

Le premesse erano particolari.
Quando il nostro direttore Fabrizio Barchi ci disse che avremmo eseguito il Festino del Giovedì Grasso al prestigioso Oratorio del Gonfalone, tutto il coro si è lanciato in un grido di esultanza, ricordando l’esecuzione dell’anno precedente. Avevamo intuito l’importanza di questo progetto, ma quest’anno abbiamo realmente sperimentato sulla nostra pelle cosa significasse dover preparare uno spettacolo da cima a fondo: scrivere una sceneggiatura, cucire vestiti ad hoc per ogni singola maschera, aggirarsi sul palcoscenico col metro alla mano, per evitare spiacevoli o forse tragicomiche cadute il giorno della prima esecuzione!
Prendo la maschera e la osservo in controluce… la indosso e dai buchi per gli occhi mi rivedo di colpo in scena, davanti al pubblico incantato e circondato dai meravigliosi affreschi del teatro, tra gente di ogni ceto che brinda al suono degli strumenti rinascimentali: arzilli vecchietti dalla battuta pronta, venditori ambulanti, nobili imbellettati, veraci zitelle e popolane, vivaci fanciulli mascherati da animali!
Lo spazio tra un brano e l’altro è inframmezzato dalla battuta, quasi dal tonante grido del
compositore, che in rima introduce ogni brano e si compiace del suo capolavoro: “intermedio di venditori di fusi!”, “o che pazzi babioni!”, “mascherata d’amanti!”
Dall’altra parte del palcoscenico, un anziano signore con parrucca e bastone, ci osserva fingendo di sopportarci a malapena, ma sotto sotto apprezzando le sofisticate dissonanze, i tempi veloci e l’allegria di quello che è detto “il Diletto Moderno”.

In vena di allegria il Festino si è chiuso tra brindisi veri, e non fittizi, “ci siamo calati alla perfezione nella parte” penso fra me e me. Ricordo bene che tornato a casa ero così euforico che scagliai letteralmente dietro il divano lo zaino universitario ora pieno di maschere, di partiture e… di appunti, gli appunti che sto cercando da stamattina!
Mi precipito nell’ingresso per prenderlo, ma nello zaino trovo tutto fuorché gli appunti, finché spuntano in mezzo alle partiture due fogli un po spiegazzati: “premio al miglior programma”, “primo premio”… i premi del Concorso Corale dell’ARCL, svoltosi il 27 maggio, i premi del nostro concorso.
Mi siedo sul divano in preda a un’altra ondata di ricordi mentre suona la campana delle 11: gli episodi fluiscono spontaneamente e rivedo i giorni della sofferta ma animosa preparazione, il fermento prima dell’esibizione mentre ripassavamo nel parcheggio, le facce a tratti emozionate e a tratti segnate da sana preoccupazione per il livello alto degli avversari, e un’impagabile esultanza da stadio non appena è stato annunciato il vincitore: niente può rimpiazzare quelle emozioni e la gioia di aver fatto vincere il gruppo, non i singoli, questo magico gruppo che ancora riesce a farti sentire a casa e a sublimare la tua individualità, pur mantenendola!

Ore 12 del mattino: ora che i miei propositi sono andati a farsi benedire capisco la morale della favola. Se anche tu sei oppresso dagli esami, dal lavoro, o da una faticosissima giornata sulla spiaggia tra schizzi e sole e hai perso ogni memoria del passato, ricordati di tutte le cose meravigliose che abbiamo fatto quest’anno, e che forse non rifaremo mai più, e pensa quanto, ma quanto siamo fortunati!

Firmato:
Lo Festinante

9:00 am: the alarm rings and brings me back to reality! The first thought of the day, even before the coffee, is the university exam that I will have to take soon, and I’m late as always. After a short breakfast the session starts: we organize the living room table among PCs, books, notebooks and pens and for the first 10 minutes my attention is captured by the phone.

9:30 am: I am going to study and suddenly I realize that I don’t have my notes of the lessons! Where the hell did I put them? I begin to turn my room upside down and behind stacks of books I find … a carnival mask! Who put it there? When did I receive it? Still my brain does not turn on but … it is spontaneous to hum a little tune: “chi brama havere spasso e piacere”, and suddenly the bell rings at 10 o’clock and I remember! “Tre hore sono a fè!”. Suddenly I rember the whole course of this year, as if it had always been there. Not concepts or formulas or laws to remember, just a sea of ​​notes sung together with a group of crazy medievalists: the coup de grace on my good intentions of study!
I throw myself on the bed and… my memories continue to flow: how many afternoons spent cutting out scraps of fabric for the costumes, learn jokes and above all rehearse and rehearse again under the guidance of a director who, for the energy he puts on, sometimes seems younger than you!

The premises were special.
When our director Fabrizio Barchi told us that we would have performed the “Festino del Giovedì Grasso” at the prestigious Oratorio del Gonfalone, the whole choir launched into a cry of exultation, recalling the performance of the previous year. We sensed the importance of this project, but this year we really experienced on our skin what it meant to prepare a show from top to bottom: writing a screenplay, sewing clothes specifically for each mask, wandering on the stage with the meter in hand , to avoid unpleasant or perhaps tragicomic falls on the day of the first performance!
I take the mask and I look at it against the light … I wear it and from the holes for the eyes I see myself suddenly on stage, in front of the enchanted public and surrounded by the wonderful frescoes of the theater, among people of every class who toast to the sound of renaissance instruments: old men with ready-to-go joke, street vendors, noblemen, unmarried, spinster and populace, lively children dressed up as animals!
The space between one song and another is interspersed with the joke, almost by the thundering cry of the
composer, who in rhymes introduces each piece and welcomes his masterpiece: “intermedio di venditori di fusi!”, “o che pazzi babioni!”, “mascherata d’amanti!”
On the other side of the stage, an elderly gentleman with a wig and cane, observes us by pretending to barely bear us, but underneath appreciating the sophisticated dissonances, the fast times and the joy of what is called “the Modern Beloved”.

In a vein of joy, the Festino closed between real and not fictitious toasts, “we fell to perfection in the part” I think to myself. I remember well that when I got home I was so euphoric that I literally threw the university backpack behind the sofa, now full of masks, scores and notes, the notes I’ve been looking for this morning!
I rush into the entrance to pick it up, but in the backpack I find everything except the notes, until two crumpled sheets appear in the middle of the scores: “prize for the best program”, “first prize”… the awards of the ARCL Choral Competition, held on May 27th, the prizes of our competition.
I sit on the sofa in the throes of another wave of memories as the bell of 11 rings: the episodes flow spontaneously and I see the days of painful but lively preparation, the excitement before the exhibition while we passed in the parking lot, sometimes excited faces and sometimes marked by healthy concern for the high level of the opponents, and a priceless stadium exultation as soon as the winner was announced: nothing can replace those emotions and the joy of having won the group, not the singles, this magical group that still manages to make you feel at home and to sublimate your individuality, while keeping it!

12 o’clock in the morning: now that my good study intentions have gone I understand the moral of the story. If you too are oppressed by exams, work, or a very tiring day on the beach between splashes and sun and you have lost every memory of the past, remember all the wonderful things we have done this year, and that maybe we will never do again , and think how lucky we are!

Signed:
The Festinante